Partiamo da un presupposto: NON ci sono sciamani ossolani. Anzi, facciamo un passo indietro e vediamo qualche caratteristica tipica dello sciamanesimo - che, precisiamolo, è una cosa ben diversa dall'animismo o dalle religioni basate sulla natura -.
1 - La figura dello sciamano, che deve essere riconosciuta dalla società di appartenenza
2 - I riti di passaggio per diventare sciamano
3 - Il viaggio fuori dal corpo
4 - Lo stato di trans, indotto da droghe, musica o coreutica
5 - Il recupero delle anime e l'esistenza di una duplice realtà, tra mondo ultraterreno delle anime e mondo terrestre, il cui accesso è precluso se non allo sciamano
6 - Oggetti rituali tipici dello sciamano, quali ad esempio il tamburo
Ci sono moltissimi libri su questo argomento, fenomeno studiato principalmente dagli antropologi culturali (siamo nati per studiare sciamanesimo e ritualità!), presente in quasi tutto il mondo (tranne che in Africa).
Purtroppo ieri, in occasione dell'incontro dei Viaggiatori ignoranti, ho assistito ad una pessima rappresentazione di come NON si fa cultura. La cultura, mi è stato sempre insegnato in ambito accademico, è fatta di dialogo, di teorie che possono anche essere in antitesi ma che, con lucidità e dovuto spirito critico, si discutono. Invece no, ho assistito all'uso "ad mentula canis" di termini antropologici (per diventare antropologi culturali iscritti all'ordine servono alemno 3-5 anni di università e magari qualche ricerca sul campo non fa male) ed alla mia richiesta di uno straccio di bibliografia mi è stato risposto che ero un provocatore (magari pagato dal Nuovo Ordine Mondiale?) e di allontanarmi dal pubblico dibattito. Io, che di conferenze ne ho fatta qualcuna in questi oltre 10 anni di lavoro sulle tradizioni del territorio, non ci sto: il mondo sta diventando preda di un dilettantismo culturale odioso e soprattutto spocchioso. E chiuso a riccio al dialogo. Perchè chi critica - a ragion veduta - è solo un provocatore. Io consiglio a questo supposto viaggiatore ignorante (sic!) di leggersi un paio di libri. O per lo meno un dizionario di antropologia culturale. Il Bonte & Izard o il Fabietti & Remotti mi sembrano una buona lettura serale.
Anche perché quando una persona ti cita, parlando di sciamanesimo, l'Africa vuol dire che siamo alla frutta ed al dilettantismo più becero. Io sono attivo sul territorio da oltre 10 anni, ho alle spalle oltre una dozzina di pubblicazioni, conferenze ad Expo, docenze di antropologia a Torino e Lucca, e, soprattutto, quei 5 anni di università per prendere il famoso "pezzo di carta". Ho oltre 300 crediti universitari di varie discipline, principalmente del gruppo M-DEA/01, ma ho dovuto sostenere esami di latino, italiano, storia, sociologia e persino legge. Ma non per questo mi definisco latinista, storico o dottore in legge... Conosco i miei limiti. Ma mi sembra di essere l'unico, ormai, consapevole, socraticamente, di sapere di non sapere. I tuttologi non esistono (fortunatamente).
E chi mi dice "E' solo una piccola improprietà di linguaggio" rispondo: posso chiamare la mia macchia Ferrari e tentare di venderla su e-bay, ma se in realtà si tratta di una i10... E, citando Moretti, scuoterei violentemente il mio interlocutore al grido di "Le parole contano!!!".
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